Lilliana Boschetti
Liliana Boschetti vive a Castelmassa dove è nata il 22 novembre 1933. Ha sempre amato la grande ricchezza dei poeti e degli artisti della letteratura. Scrive poesie e racconti. Collabora a riviste del rodigino, del mantovano, del ferrarese. Ha pubblicato raccolte di poesie: “Canzoni sulla riva” 1995; “Cumela Nona”1996 (in vernacolo); “Tu Cantami”2000; “Nel Dialogo”2007.
La sua è una poesia colta frutto non solo d’ispirazione, ma di studio con una ricerca di parole che traducono i versi in sonorità. Attraverso immagini, metafore pervase, a volte, da sottile malinconia, in un intrecciarsi continuo di rimandi descrittivi, emerge un mondo interiore talora leopardiano, talora contemporaneo ed originale.
Premi e riconoscimenti sono iniziati negli anni ’80 del Novecento. Si è imposta all’attenzione dei critici letterari tanto che le sue poesie sono inserite in diverse antologie: “Tra l’Adige e il Po”(Gruppo Autori Polesani- 1986); “Kelle” –Antologia letteraria Padovana (1998- 2001); “Università Aperta” di Sermide (2001); “Città di Monza 2001; “Olimpia”Montegrotto- Collana “Le schegge d’oro” (2001); “Streghette” Milano 2004; “Borgognoni” “Pianeta Donna” ouverture di Romano Battaglia- Edizioni Ibiskos – Pistoia 2005.
E’ citata nell’Atlante Letterario Italiano (Libraria Padovana Editrice).
Tra i tanti premi ricevuti ne citiamo alcuni: “Formica Nera” Padova; “Andrea da Pontedera”; “Lions Club di Parma”; I° Premio Internazionale “Giovanni Gronchi”- Pontedera Pisa 2001; I° Premio Maestrale S. Marco Sestri Levante- (2001 – 2003); Premio Europa 2004 – Centro Studi Lugano; Menzione d’onore – Premio Internazionale di Poesia e Narrativa – Firenze Capitale d’Europa (Palazzo Vecchio 3 novembre 2007).
Ha pubblicato serie di racconti. Molto apprezzati quelli in vernacolo che delineano personaggi, situazioni, vicende or tristemente vere, or gustosamente umoristiche recuperando espressioni, termini dialettali tipici del dialetto altopolesano.
Il suo percorso letterario è cresciuto e maturato nell’arco di vent’anni.
Sulla poesia di Liliana Boschetti la Giuria del Premio Gronchi così ha scritto: “Assapora la vita in tutti i suoi risvolti…la vita diventa natura…Versi soffusi di musicalità”.
Lilliana Boschetti decede a Trecenta il 18/01/2022.
Delmina Sivieri
Delmina Sivieri è nata a Castelmassa il 2 aprile 1931, si è laureata presso l’Università degli studi di Bologna in Lettere Classiche. Ha sempre insegnato Lettere Italiane e Latine al Liceo scientifico “Paleopaca”di Rovigo dove risiede. Coltiva la poesia da sempre, ha collaborato a riviste culturali con articoli sulla letteratura e l’arte.
Per la poesia a ottenuto significativi premi e riconoscimenti.
Premio Alte Ceccato 1970
2° premio Ragusa 1974
Premio Camposampiero 1978
Premio Internazionale di Poesia Città di Montesilvano 1980
Premio Renato Serra 1986
Premio Ulivo d’Oro di Nanto – poesia 2002
Ha pubblicato:
Una rosa nel bicchiere (Rebellato, 1956)
Tempo vivo (Rovigo IPAG, 1959)
La condizione umana (Sestante, 1965)
Sete a Venezia (Mario Dell’Arco, 1969)
Ritorno a Frascati (Mario Dell’Arco, 1973)
Ginevra – Beatrice (IPAG, 1977)
Oltre (Piovan, 1985)
Incontri (Edizioni del Leone, 1991)
Largo Fiume (Edizioni del Leone, 2000)
Uva Bianca (Edizioni del Leone,2002)
Una cosa bella – Poesie (Brigo Editore 2006)
Sue composizioni sono apparse su riviste e in numerose antologie.
E’ presente nel Dizionario degli autori italiani contemporanei (Milano, 1996) e nel Dizionario Poeti del nuovo millennio (Bolzano, 2001).
Ha collaborato per molti anni al Gazzettino, alla Rassegna di Cultura e vita Scolastica, alla rivista Cultura e Scuola edita dall’Istituto Treccani.
Tra i molti che si sono occupati della sua poesia figurano Giorgio Barbieri Squarotti, Andrea Zanzotto, Giulio Alessi, Bortolo Pento, Cesare Ruffato, Aldo Gerbino, Felice Chilanti, Giuseppe Zigaina, Giorgio Segato, Paolo Ruffillii, Giacinto Spagnoletti, Angelo Lippo, Mario Stefani, Sergio Garbato, Vittoriano Esposito, Domenico Cara, Selim Tietto, Silvana Folliero, Antonio Piromalli, Ferruccio Mazzariol.
Socia ordinaria ed Emerita dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, dal 1980 è membro scientifico letterario della medesima.
Delmina Sivieri decede a Rovigo il 30/12/2021.
Nicola Gavioli
Nicola Gavioli (Massa Superiore 1700 – chirurgo – sacerdote) Si era laureato in Medicina all’Università di Ferrara il 27 febbraio 1753. Nel suo testamento volle che i suoi beni, alla sua morte, fossero impiegati in diverse “Opere Pie” finalizzate: “…all’istruzione di giovani… al mantenimento in seminario di quattro giovani massesi… al pagamento di un valente chirurgo…” risiedente, però, in paese e, da ultimo, “… all’istituzione “…di doti da consegnarsi a zitelle di famiglie povere…”.Nella chiesa sopra l’entrata principale, di fianco alla bussola dove si trovano le canne dell’organo, c’è un grande quadro raffigurante la Madonna circondata da santi tra i quali spicca San Filippo Neri. Sulla tela, in basso a sinistra c’è un’iscrizione attestante la donazione fatta dal Gavioli l’8 dicembre 1753.A Lui è intitolata una strada del paese.
Bruno Marangoni
Bruno Marangoni Calto (Ro) 12 aprile 1935 – Legnago (Vr) 5 maggio 1992. Nato a Calto, ma vissuto sempre a Castelmassa. Dotato di una voce possente, cominciò da ragazzo col cantare nella “Schola Cantorum”, diretta dal maestro Celestino Cipriani, presso la Chiesa Parrocchiale di Castelmassa. Spronato da mons. Ballarin, esperto musicale della Curia Diocesana di Adria- Rovigo, cominciò ad esibirsi in concerti per proseguire gli studi. A 15 anni studiò sotto la guida del maestro Campogalliani a Mantova (7 anni).
Nel 1959 vinse un Concorso indetto dal “Centro Avviamento per bassi” della “Fenice” di Venezia, arrivando primo su 260 concorrenti.
Frequentò l’istituzione per due anni. Entrò, quindi, nel mondo della lirica con il riconoscimento di “primo basso profondo”. Dopo gli studi a Venezia, debuttò nel 1960 al San Carlo di Napoli con un’opera moderna: “La Molinarella” di Piccini. Incise per la RAI la “Manon” di Massenet e la “Mignon” di Thomas.Vinse il “Premio Italia” come più giovane “basso” della Penisola. In televisione, nel 1963, debuttò con “Aida”. Iniziò, quindi, una rapida carriera nei maggiori teatri italiani: Napoli, Bari, Trieste, Roma, Palermo, Torino…Fece diverse tournèe all’estero: Aix en Provence, Londra, Stati Uniti ( San Francisco ed altre località della California), Lisbona, Belgrado, Giappone. A Tokio cantò alla presenza dell’imperatore Iro Hito, dal quale ricevette una medaglia e la nomina a Cavaliere.
Gian Carlo Menotti, esponente del teatro lirico contemporaneo, nel 1964, dopo l’esibizione nell’”Elisir d’amore” di Donizzetti lo considerò “…un artista giovane, ma eccellente con tendenza al genere comico brillante”. Ha affrontato più di cinquanta opere. Un repertorio vasto, impegnativo per la diversità dei ruoli, le esigenze vocali ed interpretative: da Verdi, a Puccini, a Massenet, a Donizzetti a Thomas. Si esibì a fianco di celebri cantanti quali: Corelli, Bastianini, Mario Del Monaco, la Simionato, la Scotto, la Tebaldi, la Moffo. Si esibì anche alla “Scala”di Milano.
Bruno Marangoni, Affascinato da Verdi, fu considerato, dai critici, “il miglior basso verdiano” e la più bella voce presente, in quegli anni, nel campo lirico. Persona affabile, ritornava sempre, quando era libero da impegni di lavoro, a Castelmassa con una semplicità mai intaccata da successo e notorietà.
In qualsiasi posto si trovasse con gli amici, fosse una cena o una chiacchierata presso una casa di campagna, sollecitato, non rifiutava di esibirsi in qualche pezzo operistico.
L’arte lirica coltivata con umiltà ed assidui sacrifici, per Marangoni, era una sorta di culto sacro. Tra i suoi sogni quello di creare una scuola per giovani cantanti lirici. La malattia lo costrinse, poco per volta, a diradare gli impegni, fino a rimanere, inoperoso, a Castelmassa.
Luigi Parmeggiani
Luigi Parmeggiani (Massa Superiore 2 dicembre 1913 Castelmassa 20 febbraio 1993)
Maestro elementare, cultore di storia locale, del dialetto castelmassese, poeta. Ha nutrito un grande amore per il suo paese. Ha saputo, con tenacia, tener viva la storia di Castelmassa trascurata per molti anni. Gran raccoglitore di documenti, testimonianze foto e tanto materiale librario ( arricchito dalla propria diretta esperienza) tanto da creare un patrimonio storico letterario. Ha pubblicato diverse ricerche. In occasione della grande Fiera di San Martino “regalava” ai compaesani sempre deliziose pillole del passato, sia sotto forma di ricerche storiche, che di raccolta di antiche filastrocche o di poesie in dialetto. Dotato, oltre che di cultura, di un fine umorismo, le sue poesie dialettali, nel vernacolo particolare della Traspadana ferrarese, sono dei gustosi bozzetti che tratteggiano situazioni, sentimenti, emozioni con uno stile personalissimo
“NA MATINA BUNORA”
Chi su, da l’àrzan, cara la me Massa,
at guard, e la fumana lat’infassa
cme na perla int al bambas.
Sota, PO ‘l fa i fus: tutt al rest al tas
Eco, pian pian, a s’tinz le niule ‘d rosa,
la fumana la par un vél da spòsa:
al vantzin al la gonfia e al la strapazza…
e s’ved: i copp ch’i rid sota la sguazza,
al campanil, la cupola bumbada,
la césa con la front inrizzulada
e sant’a Stefan, con la so curona,
ch’al guarda in s’la cisiòla la Madona
tra j-ànzui ad ale vèrte, pronte al vol…
–Signor, du son-ja?…Fè gnir for a ‘al sol!—
Na làgarma l’am rìgula sul nas…
Oh, cara Massa, lass’ch’at daga un bas!
“UNA MATTINA DI BUON’ORA”
Qui su, dall’argine, cara la mia Massa,
ti guardo, e la nebbia ti avvolge
come una perla nella bambagia.
Sotto, PO fa le fusa: tutto il resto tace.
Ecco, pian piano, si tingono le nuvole di rosa,
la nebbia sembra un velo di sposa:
il venticello la gonfia e la strapazza…
e si vedono: i coppi che ridono sotto la sguazza,
il campanile, la cupola bombata,
la chiesa con la fronte arricciolata
e santo Stefano, con la sua corona,
che guarda sulla chiesuola la Madonna,
tra gli angeli ad ali aperte, pronte al volo…
“Signore, dove sono?…Fate venir fuori il sole!”
Una lacrima mi scivola sul naso…
Oh, cara la mia Massa, lascia che ti dia un bacio!
Non c’era fatto che sfuggisse ed Egli catalogasse con cura. Alla sua scomparsa, la moglie Leda Pirani, ha donato il suo archivio all’Amministrazione Comunale tramite la Biblioteca Civica (testi, ricerche, appunti, ricostruzioni, carte, documenti ). Tale patrimonio è stato valorizzato attraverso un progetto di recupero filologico per cui tutto il materiale è stato studiato, catalogato e ricomposto. L’impegno del maestro Parmeggiani è stato notevole. C’erano saggi sull’origine del dialetto altopolesano, con approfondimenti lessicali e grammaticali per giungere all’origine delle parole.
Infatti il suo sogno era poter approntare un vocabolario del dialetto altopolesano con le sue inflessioni ferraresi, ma contaminato da vocaboli mantovani e veneti, tipico dei paesi di confine. Impegni e malattia non gli hanno permesso di condurre a termine il lavoro. Nella Biblioteca Civica, così, è stato costituito “Il Fondo – Luigi Parmeggiani” che risulta utile agli studiosi di storia locale e a coloro che vogliono conoscere Castelmassa nei suoi vari aspetti anche paesaggistici. I volumi della sua biblioteca sono stati donati in parte alla locale biblioteca, in parte alla Biblioteca Ariostea di Ferrara.
Il 19 febbraio 1994, ad un anno dalla sua scomparsa, la Parrocchia di S. Stefano P.M. di Castelmassa, come tributo per l’amore al suo paese e la sua passione per la storia locale, gli ha intitolato il Circolo Culturale. Nel corso della serata è stato scoperto un busto- bassorilievo realizzato dal pittore – scultore castelmassese prof. Ermes Simili.
Oliviero Bianchi
Oliviero Bianchi (Massa Superiore 12 novembre 1867 – Castelmassa 19 giugno 1943) Ingegnere Civile, figura eminente sul piano professionale. A lui si deve il progetto del ponte in chiatte che collegò i paesi di Massa Superio
re (riva sinistra del Po) con Sermide (riva destra). Scandagliò il fiume per individuarne la sezione più ristretta, priva di grossi banchi di sabbia, adatta a sostenere 92 barconi di legno di rovere lunghi più di m.12. Una realizzazione costosa, realizzata grazie alla costituzione di un “Consorzio” tra i comuni di Massa Superiore e Castelnovo Bariano. Una infrastruttura avveniristica per l’Italia di quei tempi. Una grande opera pubblica determinante nel settore della viabilità.
Seppe cogliere le trasformazioni dei tempi. Visse anni di cambiamenti culturali ( fine 800 – anni ’30 del Novecento) che interpretò ed espresse negli stili dei suoi edifici. A Castelmassa e dintorni permangono testimonianze del suo percorso storico – urbanistico. Fra i tanti si elencano alcuni suoi progetti: “1900-Scuole Elementari Castelnovo Bariano; 1910- Ampliamento Scuole Elementari di Torricella- Castelnovo Bariano; 1912- Direttore lavori Scuole Elementari “E. Panzacchi” di Massa Superiore; 1913- Ponte sul Tartaro- Castelnovo Bariano; 1920- Ampliamento Ricovero “A.Ragazzi”; 1920- Case Popolari, primo esempio di Edilizia Residenziale Pubblica- Massa Superiore; 1925-Caserma R.R. Carabinieri- Massa Superiore
; Poliambulanza- Castelmassa; 1929- Ristrutturazione Cimitero (fronte Cappella) – Castelmassa; 1931- Macello Comunale- Castelmassa. Fu tra i promotori per la riqualificazione del locale Istituto d’Arte e Mestieri per il quale, in memoria dell’unico figlio maschio, scomparso in giovane età, istituì una Borsa di Studio per allievi meritevoli. Una targa commemorativa lo ricorda nell’ingresso della scuola.
Il 18 settembre1942 fu insignito di “una medaglia di bronzo dei benemeriti delle Arti per la diffusione ed elevazione della Cultura Nazionale”.
Antonio Ragazzi
Antonio Ragazzi (Massa Superiore 22 novembre 1838 – Massa Superiore 1 ottobre 1907) Dall’Atto preliminare di donazione: “…questo giorno 19 febbraio 1904…il Sig. Ragazzi Antonio con slancio… offriva in dono al Comune di Massa Superiore un fabbricato con giardino e cortile…un pezzo di terreno arborato e vitato…fra i confini: Stradello Bellini, Strada Comunale Pasi…Detto stabile fu dal Ragazzi acquistato nel 1903 dai Sigg. Giuseppe e Nicolò Bellini di Massa Superiore…Il donatore sottopone la propria donazione alle seguenti condizioni:
1°) Che lo stabile venga in perpetuo adibito ad uso ricovero di Mendicità, da intitolarsi Casa di Ricovero – Ragazzi Antonio;
2°) che in detto stabile siano ricoverati gratuitamente i soli vecchi ed inabili al lavoro, poveri del Comune di Massa Superiore, ed a pagamento quelli che ne hanno i mezzi, ed i poveri di altri Comuni;
3°) che qualora lo stesso fabbricato dovesse essere riconosciuto, dall’Amministrazione, esuberante per la Casa di Ricovero, resta autorizzato il Comune d’istituirvi un Ospitale, da intitolarsi pure Ricovero – Ospitale – Ragazzi Antonio, con l’autorizzazione d’annettervi anche ammalati, a pagamento, d’altri Comuni;
4°) Che nessuna vendita possa esser fatta…intendendo che i redditi del terreno vengano destinati ad esclusivo beneficio della Pia Casa di Ricovero…resta il Comune autorizzato ad occupare il terreno con nuovi fabbricati di ampliamento che si rendessero necessari per la Casa di Ricovero od Ospitale;
5°) Che ai ricoverati…sia fatto un trattamento speciale in cibarie, migliori del consueto; …
6°) Che abbia a far parte dell’Amministrazione della costituita Casa di Ricovero… il donatore e il Parroco pro – tempore;
7°) Che il servizio della Pia Casa di Ricovero venga affidato di preferenza a Suore di Carità…
8°) Che del fabbricato sia riservato l’uso, al donatore ed alla di lui moglie Veneziani Candida, vita loro naturale durante,
di due stanze, l’una sovrapposta all’altra, e precisamente quelle poste nel lato sud – est…e dei locali ad uso granaio, nonché dei rustici ad uso pollaio, porcile, cantina e locale per collocarvi legna ed altro, e dell’attuale pozzo…”
Il 31 marzo 1906 fu inaugurata la “Casa di – Ricovero – Ragazzi Antonio”. A destra della porta d’ingresso della Pia Casa, a spese del Comune, fu posta una lapide in marmo a memoria del nobile e generoso gesto.
La casa di Antonio Ragazzi
La donazione ha subito negli anni numerose e radicali modifiche: Ospedale di III° grado, Ospedale Generale di Zona. Attualmente è sede di una R.S.A.(Residenza Sanitaria Assistita) che ospita anziani non autosufficienti. Purtroppo alla R.S.A. è stato tolto il nome del donatore. Della struttura originaria è rimasto ben poco: fortunatamente il magnifico parco della villa che resiste con le sue secolari piante e, dopo varie peripezie ed incurie, la bella lapide in stile Liberty, riposizionata all’ ingresso della R.S.A. a ricordo sia del donatore che dell’Ospedale “Antonio Ragazzi” che tanta parte hanno avuto nella storia castelmassese.
Lapide in onore di Antonio Ragazzi
Giacomo Sani
Giacomo Sani (Massa Superiore 18 maggio 1833 – Roma 21 novembre 1912) Combatté le tre guerre d’indipendenza. Si distinse particolarmente nella III. Partecipò con l’esercito di Vittorio Emanuele II all’occupazione dello stato borbonico. Durante il Nuovo Regno raggiunse il grado di generale. Fu eletto Deputato del Regno per sei legislature. Successivamente fu senatore nel 1901, eletto, poi, per altre tre legislature. Fu Sottosegretario ai Lavori Pubblici.. Visse sempre nella capitale. Ridotto pressocché in povertà, prima di morire espresse il desiderio di essere sepolto nel paese d’origine. Il feretro fu trasportato da Roma a Massa a spese dello Stato. Nel 1925 l’Amministrazione Comunale gli dedicò una lapide commemorativa che fu posta sulla facciata del Palazzo comunale. Agli inizi degli anni ’70 del 900, nel cimitero comunale gli fu eretto un piccolo monumento in marmo: un basamento a piramide tronca sormontato da un obelisco sulla cui punta poggia una stella.
Sempre in quegli anni a lui venne intitolata la nuova sede della Scuola Media.
Amos Ocari
Amos Ocari (Polesella 28 settembre 1823 – Massa Superiore 27 aprile 1897) Studente d’ingegneria all’Università di Padova, nel 1848 partecipò alla I guerra d’Indipendenza e alla difesa della neonata Repubblica Romana inquadrato nei battaglioni universitari. Seguì Giuseppe Garibaldi nel tentativo di raggiungere Venezia insorta. Per la controffensiva austriaca fu costretto a rifugiarsi a San Marino. Si laureò all’università di Pavia. Amnistiato, esercitò la professione di ingegnere civile a Massa Superiore. Allo scoppio della II guerra d’Indipendenza, nel 1859, entrò nel reggimento garibaldino dei “Cacciatori delle Alpi”, dapprima col grado di tenente, inseguito con quello di capitano. Combatté a fianco di Nino Bixio. Nel 1860 partecipò alla “Spedizione dei Mille” e al Sud si guadagnò il grado di maggiore per il valore dimostrato nella battaglia del Volturno, tanto da essere decorato con la “Medaglia d’argento al Valor Militare”. Nella III guerra d’Indipendenza, nel 1866, sempre nelle truppe garibaldine, gli fu affidato il comando del “ I° Reggimento Volontari”. Si meritò un’onorificenza: la “ Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia”. Finito il conflitto, con l’annessione del Veneto al Nuovo Regno, ritornò in paese agli inizi di novembre. Nel 1867, con Decreto Prefettizio, fu tra i componenti del Primo Consiglio Comunale di Massa Superiore. Successivamente ne fece sempre parte come persona che tanto si era spesa per i valori di libertà ed indipendenza. Nel 1911 l’Amministrazione Comunale gli dedicò una lapide commemorativa che fu posta sulla facciata del Palazzo municipale. A Lui è intitolata una via del paese.
Abate Giuseppe Bellini
Abate Giuseppe Bellini (Bergantino 1795 – Massa Superiore 1886) Erudito, studioso di numismatica, storia, archeologia, gran scopritore e raccoglitore di opere d’arte. A lui si devono le prime fondamentali ricerche storiche su Massa Superiore e il territorio circostante. Con Decreti reali fu nominato “ Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia”, “ Ispettore degli scavi e Monumenti di Antichità per il Distretto di Massa Superiore”, “ Socio Corrispondente della Società Scientifica – Letteraria Artistica di Voltri”, “ Socio Corrispondente della Accademia dei Concordi di Rovigo”. Istituì a Massa Superiore, nella villa di famiglia che condivideva con il fratello Nicolò, il “Gabinetto di Belle Arti”, una ricca raccolta che spaziava dai quadri, alle monete, ai reperti archeologici, agli incunaboli, ai busti, alle medaglie.
Per questa istituzione qualificante e pregevole, il Consiglio Comunale di Massa Superiore il 27 marzo 1882, intitolava “Via Giuseppe Bellini” il tratto viario che congiungeva la Piazza Municipale a Villa Bellini, poi diventata “ Villa Antonio Ragazzi”. Della famosa quadreria Bellini, oggi, non resta più nulla, andata dispersa, o meglio, venduta, presumibilmente nel periodo 1901 – 1939.
Don Giuseppe Pasi
Don Giuseppe Pasi (Parroco a Massa Superiore dal 1786 al 1816) – Di famiglia benestante, tramite un testamento datato 26 novembre 1816, dispose che alla sua morte, tutti i suoi beni fossero venduti e con il ricavato fosse istituita una “Pia Opera” per l’istituzione di quattro scuole femminili “…ai quattro angoli della Parrocchia…”, ( comprensiva all’epoca del territorio di Castelnovo Bariano) e precisamente: ai Sabbioni (Castelnovo centro), alla Torricella, all’argine Valle in località Pio e al confine con la parrocchia di Calto. Con lungimiranza, conscio dell’analfabetismo imperante e della condizione femminile, da buon profeta, aveva individuato quattro punti strategici per la diffusine di un minimo di alfabetizzazione. Il tratto di strada che congiunge la Piazza Municipale alle Scuole Elementari è a lui intitolata.
Ermes Simili
Ermes Simili è nato a Castelmassa il 12/08/1923. Pittore, scultore, incisore. La formazione culturale cominciò all’Istituto Statale d’Arte di Castelmassa, poi presso gli Istituti d’Arte di Venezia e di Firenze. Ha insegnato all’Istituto Statale d’Arte per quarant’anni. I suoi punti di riferimento sono stati: Masaccio per l’arte antica, Rembrandt per l’incisione, Van Gogh per l’arte moderna Fin da giovane s’impose all’attenzione dei critici con le xilografie in bianco e nero e con i suoi dipinti. Nel 1947 vinse il Primo Premio d’incoraggiamento per giovani artisti indetto dal Ministero della P.P.I.I., cui seguì nel 1949 un Primo Riconoscimento dall’Associazione “Incisori d’Italia”. Partecipò al “Concorso Artistico Culturale – Anno Santo 1950” ottenendo il II° Premio nelle Sezioni Arti Figurative . Nel 1953 ha vinto il Premio Diomira, il premio- acquisto del Piccolo Teatro Città di Milano.
E’ citato nell’ “Enciclopedia Universale Leda- Dell’Arte Moderna 1971”.
Negli oli egli fissa l’immagine di un mondo agreste che quasi non esiste più ( contadini, cavalli, buoi, uomini che giocano a carte, scene di caccia e pesca,stagioni cariche di colori e di spiritualità) tramandando immagini come tante storie minori che non vanno dimenticate. Nelle sculture in bronzo e terracotta si evidenzia un vigore plastico che si fonde con la sua religiosità soprattutto nelle Deposizioni e nelle Crocifissioni. La produzione di Simili è ricchissima: quadri (venduti anche in America), pale d’altare, incisioni, sculture. Nell’ottobre del 2003, in occasione della visita dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la Provincia di Rovigo donò alla Sig.ra Franca Ciampi una sua scultura in terracotta raffigurante una “Pietà”.Quattro formelle in legno dipinte ad olio, raffiguranti i quattro Evangelisti, commissionate dalla Segreteria di Stato si trovano nella Città del Vaticano. Per questi dipinti ha ricevuto la “Medaglia ufficiale per l’Annuale XVII anno di Pontificato di Sua Santità Giovanni Paolo II”.
San Martino
Ha partecipato a numerose mostre nazionali e provinciali, ha tenuto personali ottenendo sempre riconoscimenti per il suo realismo grafico, per il suo vigoroso senso plastico per i contenuti delle sue opere dalle quali emerge il mondo agreste, il lavoro, la religiosità popolare, la sua estrosità, la caratterizzazione di tipi e di ambienti.
Tiene dei singolari, splendidi diari nei quali esprime figurativamente e poi per iscritto, i suoi pensieri che svelano la sua profondità di pensiero nel riflettere sugli uomini, sulla vita, sulla quotidianità “…pensieri poetici dal groviglio delle cose che ci circondano .”
sito dell’autore www.ermessimili.it
Pagina aggiornata il 03/10/2023